Inflazione: previsioni nel 2024, 2025 e 2026

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Aggiornato: 16/10/2024, 11:44 am

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Il ritorno dell’inflazione è stato uno dei temi più importanti degli ultimi anni. L’aumento dei prezzi dei beni alimentari e del costo della vita è stato un problema per famiglie e imprese, ma a partire dalla metà 2023 l’inflazione ha iniziato a scendere in modo significativo.

Secondo i più recenti dati Istat, l’inflazione in Italia si attesta al +0,7% per l’indice generale e al +1,8% per la componente di fondo. Un dato che sembra lontano anni luce dall’11,6% registrato a dicembre 2022 – un picco che non si vedeva da quasi 40 anni – e dovuto principalmente a un rallentamento dei prezzi dell’energia.

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Come andrà l’inflazione nel corso del 2024 e negli anni a venire? Come saranno i tassi? Scenderanno ancora?

Facciamo il punto della situazione e vediamo le previsioni sull’inflazione in Italia e in Europa nel 2024, 2025 e 2026.

Quali sono le previsioni per l’inflazione?

In Italia l’inflazione continua a diminuire: è in aumento dello 0,7% su base annua, contro l’1,1% registrato ad agosto (dati Istat ottobre 2024).

Ampliando lo sguardo all’area Euro, l’Eurostat prevede un’inflazione annua dell’1,8% a settembre 2024, in calo rispetto al 2,2% del mese precedente. Considerando le principali componenti dell’inflazione nell’eurozona, si prevede che i servizi registreranno il tasso annuo più elevato a settembre (4,0%, rispetto al 4,1% di agosto), seguiti da prodotti alimentari, alcolici e tabacco (2,4%, rispetto al 2,3% di agosto), beni industriali non energetici (0,4%, stabile rispetto ad agosto) ed energia (-6,0%, rispetto al -3,0% di agosto).

Gli esperti hanno previsto che i tassi d’inflazione torneranno più vicini agli obiettivi delle banche centrali nel 2024, ma per raggiungere il target dovremo aspettare più realisticamente il 2026. In generale si prevede che l’inflazione core diminuirà in modo più graduale e, nella maggior parte dei casi, non ritornerà al livello target prima del 2025.

Come sarà l’inflazione nel 2024?

Le prospettive sull’inflazione della Banca centrale europea (BCE) ci dicono che l’inflazione dovrebbe continuare a diminuire nei prossimi due anni a causa dell’attenuazione delle pressioni sui costi e delle strozzature dell’offerta, e man mano che le decisioni di politica monetaria vengono gradualmente trasmesse.

Si prevede che l’inflazione complessiva scenderà al 2,5% nel 2024 e al 2,2% nel 2025, raggiungendo l’1,9% nel 2026. Si stima che l’inflazione aumenterà nuovamente nella seconda parte di quest’anno, in parte perché le forti diminuzioni dei prezzi dell’energia usciranno dai tassi annui. Successivamente, l’inflazione dovrebbe diminuire verso il nostro obiettivo nella seconda metà del prossimo anno.

Per quanto riguarda l’inflazione di fondo, si prevede un calo dal 2,9% di quest’anno al 2,3% nel 2025 e al 2,0% nel 2026, sebbene le proiezioni per il 2024 e il 2025 siano state leggermente riviste al rialzo, poiché l’inflazione nei servizi è stata superiore alle aspettative.

Le previsioni sui tassi d’interesse

La BCE ha annunciato un taglio dei tassi di interesse a partire dal 18 settembre 2024. Il tasso sui depositi è stato ridotto dal 3,75% al 3,50%, i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulla struttura di rifinanziamento marginale sono stati ridotti rispettivamente al 3,65% e al 3,90%.

“Siamo determinati a garantire che l’inflazione torni al nostro obiettivo del 2% nel medio termine in modo tempestivo. Manterremo i tassi di politica monetaria sufficientemente restrittivi per tutto il tempo necessario a raggiungere il target”, dichiarano dal Consiglio direttivo.

In sintesi, sull’inflazione ci sono stati dei progressi, ma c’è ancora strada da fare. Prima di normalizzare i tassi di interesse troppo in fretta bisogna assicurarsi che il problema sia stato sconfitto e che l’inflazione torni al 2%, avvertono dall’istituto di Francoforte. Se si decidesse di tagliare troppo i tassi in breve tempo, l’inflazione potrebbe facilmente riprendere quota.

Davanti alle previsioni di un’inflazione sotto il 2% a settembre, gli analisti si aspettano che la BCE taglierà i tassi anche a ottobre. Il tasso sui depositi, che al momento rappresenta lo strumento principale per l’orientamento della politica monetaria, potrebbe scendere al 3,25%.

Leggi anche: Cosa succede ai BTP quando i tassi scendono?

Inflazione Italia: previsioni per il 2024

In Italia, abbiamo vissuto una fase di iniziale ripresa dell’inflazione nel 2021 a cui è seguita una rapida accelerazione dell’aumento dei prezzi nel 2022, quando la crescita media annua dei prezzi al consumo è risultata pari all’8,1%. Poi, la fase ciclica di accelerazione dell’inflazione si è chiusa, e il ritmo di crescita dei prezzi al consumo ha iniziato a rallentare nel 2023, finendo al 5,7%.

L’inflazione di fondo – cioè l’indice dei prezzi al netto dei beni più volatili come alimentari ed energetici – che ci siamo lasciati alle spalle è pari al +5,1%. Più alta rispetto al 3,8% registrato nel 2022, ma comunque piuttosto modesta. Inoltre, spiega l’Istat, questo dato appare in gran parte come l’effetto dell’eredità lasciata dall’ascesa dei prezzi dell’anno precedente. L’inflazione propria in effetti risulta assai moderata (0,5%) e il trascinamento che lascia al 2024 è pressoché nullo, pari allo 0,1%.

Cosa possiamo aspettarci dall’inflazione in Italia per il prossimo futuro?

“È difficile prevedere lo svolgimento del contesto macro attuale perché inficiato da dinamiche difficilmente prevedibili come quelle geopolitiche”, ci spiega Livio Spadaro, Portfolio Manager di Frame Asset Management, società di gestioni patrimoniali e consulenza per gli investimenti con sede in Svizzera. “L’Europa, Italia inclusa, si trova attualmente in un regime di stagflazione (cioè una crescita stagnante e un’inflazione elevata) che perdura da diverso tempo e non facilmente scardinabile. L’aspettativa che si può avere oggi, al netto di eventi esogeni imprevedibili, è che continui questo contesto di lieve recessione per alcuni paesi e più profonda per altri, insieme a un’inflazione al di sopra del target della BCE”.

Secondo Spadaro, “Da un punto di vista di economia reale, è probabile che la mancata crescita salariale avvenuta in Italia, unitamente a politiche di riduzione di spesa del governo, comporterà quest’anno una performance economica peggiore rispetto ai peer europei. Da un punto di vista finanziario, invece, il ritorno di rendimenti positivi sul mercato obbligazionario di corta scadenza offre al consumatore la possibilità di mitigare l’impatto dell’inflazione investendo in titoli con un rendimento nell’intorno del 3,8% e scadenza piuttosto breve (6 mesi-1 anno)”.

Leggi anche: Macroeconomia: come impatta sul tuo portafoglio d’investimento?

Come investire contro l’inflazione?

Investire una parte dei propri risparmi può essere la scelta giusta per proteggersi dall’inflazione, ma bisogna considerare il rischio di perdere una parte o tutto il valore dell’investimento.

David Henry, gestore degli investimenti presso Quilter Cheviot, afferma che nei periodi in cui l’inflazione sale, gli asset di investimento reali come le azioni, l’immobiliare e le materie prime aiutano a ottenere risultati migliori rispetto alle obbligazioni e altri investimenti liquidi.

Rob Morgan, chief investment analyst di Charles Stanley, afferma: “Proteggersi dall’inflazione elevata è difficile per gli investitori poiché l’aumento dell’inflazione e dei tassi d’interesse per frenarla hanno un effetto negativo sulla maggior parte dei prezzi. Lo scenario problematico per gli investitori è che un portafoglio tradizionale fatto semplicemente da azioni e obbligazioni convenzionali non sia resiliente all’inflazione”. L’esperto aggiunge che c’è un numero esiguo di asset class resilienti che possono aiutare a diversificare il portafoglio contribuendo al contempo a contrastare gli effetti dell’inflazione. Questi includono gli asset infrastrutturali (salute, energia, ambiente, telecomunicazioni…), le obbligazioni indicizzate all’inflazione (esempio: BTP Italia) e l’oro, che può funzionare bene in periodi di inflazione, specie quando i tassi d’interesse non sono sufficientemente alti da compensare l’inflazione galoppante.

Come avviene per qualsiasi investimento, laddove in uno stesso momento un numero consistente di investitori decida di adottare strategie di protezione dei propri portafogli, i costi di questi asset aumentano in modo proporzionale.

Alice Haine, analista di finanza personale presso Bestinvest, afferma: “I risparmiatori che vogliono combattere l’inflazione a lungo termine e ridurre al contempo le loro passività fiscali sul reddito possono pensare di investire i loro soldi in un fondo pensione”.

La pensione integrativa offre anche dei vantaggi dal punto di vista fiscale: i versamenti ai prodotti previdenziali sono deducibili dal reddito IRPEF fino a un importo di 5.164,57 euro all’anno e i rendimenti sono tassati al 20% e non al 26% come fondi comuni, PAC, ecc.

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Domande frequenti

Cos'è l'inflazione?

L’inflazione è il tasso di aumento dei prezzi in un dato periodo di tempo. In genere l’inflazione è una misura ampia, che riflette l’aumento complessivo dei prezzi o l’aumento del costo della vita in un paese, ma pa può anche essere calcolata in modo più ristretto, ad esempio per determinati beni, come il cibo, i trasporti o i servizi alla persona. Qualunque sia il contesto, l’inflazione indica quanto più costoso è diventato il relativo insieme di beni e/o servizi in un certo periodo, più comunemente in un anno.

Quanto sarà l’inflazione nel 2024?

Secondo le previsioni della BCE formulate a settembre 2024, l’inflazione misurata sull’indice armonizzato dei prezzi al consumo al netto di energia e alimentari aumenterà leggermente nell’ultimo trimestre del 2024, prima di scendere al 2,2% nel 2025 e all’1,9% nel 2026.

Quanto sarà l’inflazione nel 2024?

La BCE prevede che l’inflazione core continuerà su un lento percorso disinflazionistico e che raggiungerà l’obiettivo del 2% nel quarto trimestre del 2025, in linea con le proiezioni di giugno 2024.

Cosa vuol dire inflazione alta?

Un’inflazione elevata riduce il potere d’acquisto dei consumatori e tende ad avere un impatto negativo su asset come azioni e obbligazioni. Mantenere un’allocazione costante in investimenti di copertura dall’inflazione può aiutare gli investitori a proteggere i propri portafogli da picchi imprevisti.

In generale, le banche centrali si impegnano a mantenere quello che definiscono un tasso di inflazione ideale al 2% circa nel medio termine. Intorno a questo valore, l’inflazione è considerata bassa, stabile e prevedibile, si prevengono squilibri economici e si preserva il potere d’acquisto della moneta.

Quando il tasso inflazionistico è molto elevato, le banche centrali adottano misure di politica monetaria atte ad abbassarlo, ad esempio aumentando i tassi di interesse. In ogni caso, un’inflazione alta non è sempre negativa, a meno che non sia galoppante e non superi il livello di crescita del PIL.

Come sarà l’economia nel 2024?

Secondo le proiezioni macroeconomiche formulate dalla BCE, nell’area euro si prevede una crescita media annua del PIL reale rallentata: allo 0,8% nel 2024, all’1,3% nel 2025 e dell’1,5% nel 2026.

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